di Claudia Viggiani

Visitare Roma di notte è come animare un film in bianco e nero, con i monumenti che fanno da didascalia ad una geografia che incanta.

Lontane dalla volgarità, e da chi questa città la umilia e la devasta, le persone si aggirano felici, in una multiforme fotografia in movimento.
Ogni singolo luogo ha una storia, una poesia, un dolore da raccontare.
Penso a Trastevere, da dove venivano gli etruschi e al Tevere, tanto importante per la vita stessa della città nei tempi in cui le strade erano anche fiumi di acqua.
Penso ai colli sui quali la prima vita si svolgeva al ritmo delle stagioni.
Penso alla metropoli cosmopolita e multirazziale, che da sempre accoglie in sé disparate lingue e religioni, differenti stili artistici e molteplici pensieri filosofici.
Poche città al mondo mostrano al medesimo tempo gli umani aspetti della vulnerabilità e della vastità e quello ancora più raro della comprensione del diverso.
Qui la vita scorre da millenni, in un’aurea d’oro, tra devastazioni e ricostruzioni; tra ricchezza e povertà, tra gioie e dolori; tra imponenza e rovina.
E se tutti potessimo accingerci a vedere Roma per quello che è, la rispetteremmo di più e godremmo dell’infinito della bellezza eterna, quella che non muta mai, perché è nell’atto stesso di guardare il mondo.